Se pensiamo a due dei beni principali che ogni famiglia utilizza quotidianamente, la casa e l’auto, ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale: mentre tutte le caratteristiche di consumo e di emissioni dell’auto sono note nel dettaglio al suo acquirente ed utilizzatore, rappresentano anzi fortissimi criteri di scelta al momento dell’acquisto, veramente pochi sono i consumatori italiani che si informano relativamente ai consumi e alle emissioni dell’immobile che desiderano acquistare e in cui vivono.
La situazione risulta ancor più paradossale se consideriamo che gli investimenti e le spese effettuate per l’acquisto di un immobile e per la sua manutenzione sono sicuramente molto più impegnativi e che l’immobile consuma ed inquina in maniera molto più considerevole dell’auto.
Senza contare che un immobile ristrutturato a regola d’arte e con materiali di qualità garantisce un migliore ambiente interno in termini di temperature, umidità, emissioni nocive per la salute, sviluppo di potenziali allergie e in generale di benessere.
Secondo i dati del censimento ISTAT 2001 in Italia esistono almeno 5.000.000 di edifici sui quali non è mai stata fatta alcuna manutenzione.
Tutti dati, questi, che fanno chiaramente comprendere come l’opinione pubblica non sia ancora cosciente di dove risiedano i veri potenziali di risparmio energetico e del fatto che, favorendo le misure di restauro energetico, si potrebbe rilanciare l’edilizia italiana, in preda ad una crisi molto grave, garantendo allo stesso tempo importanti benefici al Paese e ai cittadini.
Un immobile ad alta efficienza energetica, infatti, oltre ad offrire un maggiore benessere abitativo e grandi risparmi energetici e di manutenzione, ha un valore di mercato più elevato, valore che conserva durante tutto il proprio ciclo di vita.
Mentre buona parte della discussione sul risparmio energetico in edilizia si è svolta negli ultimi anni attorno all’utilizzo di energie rinnovabili e di impianti di riscaldamento efficienti, ancora poco si sa del fatto che, se l’involucro dell’edificio in questione non è ben isolato e quindi disperde molta energia, l’edificio continuerà a consumare eccessiva energia sia per il riscaldamento che per il raffrescamento. Senza intervenire sull’involucro, quindi, interverremo prevalentemente sulla scelta della fonte di energia utilizzata (energia rinnovabile anziché di origine fossile) ma l’edificio continuerà a generare sprechi ingiustificabili.
Per questa ragione il Decreto Legislativo 311 del 29 Dicembre 2006, che integra il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, prevede che quando interveniamo sugli edifici esistenti con una manutenzione straordinaria, ossia con la ristrutturazione delle pareti esterne, siamo obbligati a mettere a Norma Energetica l’involucro del fabbricato stesso.
E non esiste ad oggi misura di intervento più efficace del Sistema di Isolamento Termico a Cappotto.
I conti sono molto semplici: se, come stimato dal Consorzio Cortexa, gli alloggi in Classe Energetica G e bisognosi di manutenzione sono 11.500.000, il consumo annuo di energia di questi alloggi sarà di 17 miliardi di m3di gas. Intervenendo su questi edifici con l’applicazione di un Sistema di Isolamento Termico a Cappotto metteremmo a Norma Energetica gli edifici consentendo un risparmio di energia di almeno il 40%. In questo modo l’Italia risparmierebbe 7 MILIARDI di m3 di gas che attualmente compra all’estero.
Il decreto legge n. 63 del 4 giugno 2013, il cosiddetto decreto sugli ecobonus, ha prorogato al 31 dicembre 2013 la detrazione fiscale per gli interventi di efficienza energetica, innalzando dal 55% al 65% la percentuale di detrazione delle spese sostenute nel periodo che va dal 6 giugno 2013 (data di entrata in vigore del decreto) al 31 dicembre 2013.
Gli interventi per cui è possibile godere della detrazione riguardano la riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento, il miglioramento termico dell’edificio (finestre, comprensive di infissi, coibentazioni, pavimenti), l’installazione di pannelli solari, la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale.
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